I Love Books: 35. Ho sposato un comunista


Un altro libro di questa mia estate è stato Ho sposato un comunista di Philip Roth.
Dire che mi è piaciuto è poco, troppo poco, direi che è riusciuto a coinvolgermi persino più di Pastorale americana, che di base è uno dei romanzi che mi hanno più bersagliata emotivamente nella storia pluriventennale delle mie letture.

A dispetto del titolo simpaticamente spensierato, Ho sposato un comunista, è la storia di una tragedia, di un amore strambo e sproporzionato che finisce in macerie, di un uomo e una donna che finiscono in rotta di collisione sentimentale, di un fallimento ideologico e personale, di un credo politico fortissimo e condizionante che riesce a dominare ogni scelta di vita fino a diventare sterile e patetica ossessione, di una società, quella americana degli anni del maccartismo, che vive di pettegolezzi, liste nere e ansioso spionaggio fino a risultare tristemente paranoica. Ma è anche la storia di un ragazzo, della sua formazione letteraria e politica, dei suoi maestri, delle sue ispirazioni e aspirazioni.

La storia è quella di Iron Rinn, detto Ira, che da rude scaricatore di porto e operaio impegnato nelle lotte sindacali diventa un popolarissimo attore radiofonico e sposa Eve Frame, una bellissima e colta diva del cinema muto. Il loro è un amore nato per antitesi e destinato a burrascose difficoltà: il lusso della casa di Manhattan in cui vivono, gli ipocriti rituali borghesi, il rapporto morboso tra Eve e la figlia, la frustrazione quotidiana dei suoi fervidi ideali comunisti, tutto ciò finisce col logorare e distruggere Ira.
Intanto, in America, la maccartistica "caccia alle streghe" passa al setaccio pure il mondo dello spettacolo ma ciò che rovinerà definitivamente Ira sarà un libro dal titolo Ho sposato un comunista.

Ho adorato in questo romanzo la dimensione calda e romantica della memoria, la storia narrata, con un meccanismo perfetto, sottoforma di ricordo, di resoconto del passato (è infatti il fratello di Ira, Murray, ex professore di letteratura inglese, a parlare, molti anni dopo, di suo fratello con un suo ex alunno, Nathan, il ragazzo ormai adulto che ha conosciuto e ammirato tanto Ira e i suoi ideali).
Il bello dei romanzi di Roth è che sono pregni di macrostoria contemporanea e nello stesso tempo calati in una microstoria avvincente e umanissima, potente e tempestosa.
La Storia entra dentro le vite dei protagonisti e le trasforma, le distrugge e nello stesso tempo le celebra, le rende solennemente tragiche.
Il comunismo, l'anticomunismo, il dopoguerra, Joe MacCarthy, le liste nere, tutto ciò si scontra pesantamente con queste esistenze e mentre si apprende la portata storica e ufficiale di queste cose ci si rende conto anche del loro impatto psicologico sulle vite private.
La storia di Ira, di Eve, di Murray, di Nathan è avvolta in un'aura di pathos estremo, di passionalità e di furore, di lacrime, dolore, amore, ed è una storia bella da mozzare il fiato, un'autentica ipnosi per chi legge, un insieme di vicende fervide e vitali, vissute fino a farsi male e narrate così bene da far male.

Sono sempre un po' dolorosi i romanzi di Roth ma in un modo poetico e appassionato, e quando finisci di leggere un suo libro ti senti fragilissimo, ma anche un titano perché hai letto qualcosa di potente.


Commenti

  1. appena passo in biblioteca lo cerco :) sentirti così entusiasta mi ha fatto proprio venire voglia di leggerlo, anch'io ho trovato pastorale americana un libro molto molto interessante.

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  2. Non ho ancora letto un libro di Philip Roth, però questo sembra intrigarmi! Dovrei leggerlo!

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  3. @ Paola, siiii, spero proprio che ti piaccia :D

    @Valentina, grazie di cuore per esserti aggiunta al blog! Se decidi di leggere Roth questo libro potrebbe farti innamorare del suo stile al primo colpo ;)

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