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Visualizzazione dei post da marzo, 2013

I Love Books: 45. Kafka sulla spiaggia

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Ogni volta che sento il bisogno di una sospensione della realtà e dell'eccesso di razionalità capricornesca che mi tormenta, vado a cercare Murakami Haruki e lui mi accoglie a braccia aperte, mi dà la sua dose di allucinogeno e mi porge un'evasione onirica assolutamente benefica. E' stato così con L'uccello che girava le viti del mondo , con La fine del mondo e il paese delle meraviglie , con Dance Dance Dance , e in misura minore, ma a suo modo bellissima, con Norwegian Wood . Chi conosce lo scrittore giapponese sa che non si tratta affatto di fantasy, di magia e stregoneria, e neppure di distopia fantascientifica, ma di sogni travestiti di normalità e naturalezza, di viaggi in dimensioni assurde eppure credibili e infinitamente gradevoli. Il risultato è che l'incredulità si fa da parte, il raziocinio smette di cercare il senso con il lanternino e la mente è libera di perdersi in spazi inesistenti e mondi surreali incredibilmente accoglienti e ovattati,

Il mio parere (un po' in ritardo) su The Master

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Sono finalmente riuscita a vedere The Master e adesso due impressioni a caldo sono d'obbligo, anche se tutt'altro che facili da esprimere... L'ho trovato fortemente straniante nella sua lentezza carica di senso che sembra non avere senso, nella sua essenza quasi ermetica e sospesa. Non è un film facile che volteggia leggiadro di minuto in minuto, ma un'opera complessa, avara nell'esplicitare, disinteressata all'empatia con lo spettatore, narrativamente poco affabile e poco disposta a darsi. Eppure ha toccato delle corde del mio animo, non so bene quali, ma mi ha rovistato ben bene dentro. Con Paul Thomas Anderson per me è sempre così: i suoi film spesso non li afferro del tutto, me ne sfugge l'intenzione, mi sembrano segreti, simbolici, beffardamente chiusi a chiave, eppure rimango ammaliata, in stato di ipnosi, di alienazione dolceamara, e vengo sopraffatta da un senso interiore di bellissima e struggente poesia. Dei suoi film, più che il senso m

I Love Books: 44. Il petalo cremisi e il bianco

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Le 5 stelle di Anobii sono davvero troppo poche per esprimere la bellezza, la pienezza, la forza di questo libro; avrei voluto averne a disposizione almeno un'altra dozzina o forse il firmamento intero perché Il petalo cremisi e il bianco è pazzesco. Ho letto da qualche parte che il Time a suo tempo definì questo romanzo, uscito nel 2002, "meglio del sesso" e sono completamente d'accordo: leggendolo ho provato un senso di appagamento quasi erotico-sensuale, un piacere fortissimo e squisito, una lussuria letteraria che mi spingeva ad un'avidità famelica di lettura. A fine giornata non pensavo ad altro, bramavo di posare gli occhi su quelle pagine e di succhiarne la linfa. Non l'ho semplicemente letto, ci ho fatto l'amore con Il petalo cremisi e il bianco . Ma perché tutte queste metafore ardite? Perché tanto febbrile entusiasmo? Per capire affondo ciò di cui parlo dovete leggere il libro, non c'è altra soluzione. Io posso solo tentare di ren

Il mio parere su Il grande e potente Oz

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Più che Oz direi ozio perché durante la visione del film i miei moti fisici, e soprattutto interiori, sono stati ridotti pressochè a zero (a parte il fastidio rabbioso per il masticatore di patatine croccanti che mi stava seduto accanto) e il processo di immedesimazione e coinvolgimento non si è praticamente avviato. Devo mettermi in testa una volta per tutte che l'etichetta Disney è sinonimo di infanzia, di leziosità e di un'età anagrafica e mentale che non ho più e non mi interessa più; in questo caso mi sono fatta irretire dalla presenza della mia amata Michelle Williams , dall'interessante James Franco e dall'eco vintage del Mago di Oz di Fleming , cose che mi avevano fatto sperare in qualcosa di più cinefilo e meno da bambinopoli disneyana. Mi sbagliavo. Visivamente Il Grande e potente Oz ( Oz the Great and Powerful , di Sam Raimi , 2012) è davvero grande e potente, una giostra di colori accesi e acidi, di grandiosi effetti speciali e movimenti aerei, di

Il mio parere su Il lato positivo - Silver Linings Playbook

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Jennifer Lawrence ha vinto l'Oscar più di una settimana fa come miglior attrice protagonista e io sto ancora tentando di capire il perché; mi è sembrato uno spreco, una svista, un tragico caso di scambio della statuetta. A questo punto penso che a suo tempo avrebbe dovuto vincerlo anche Renée Zellweger per Il diario di Bridget Jones , tanto per citarne una a caso di attrice bravina in una commedia carina! Ma partiamo dal film, Il lato positivo ( Silver Linings Playbook , di David O. Russell , 2012). Si tratta di una commedia dai toni seri e dalla tematica delicata, la storia tragicomica di un uomo affetto da disturbo bipolare ( Bradley Cooper ), della sua ossessione per l'ex moglie fedifraga, del suo rapporto chiassoso e sghangherato con i genitori ( Robert De Niro e  Jacki Weaver ), del suo incontro-scontro con una ragazza forse ancora più matta e sopra le righe di lui ( Jennifer Lawrence ). E' grazioso, si fa guardare con piacere, miscela bene malinconia e i

Il mio parere su Les Misérables

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Les Misérables (di Tom Hooper , 2012) potrebbe essere usato come strumento di tortura alla CIA: è infinito, lento, ridondante, completamente cantato, è tutto un gorgheggio dai toni lirici e ampollosi, un trionfo di lacrime, di scene madri sovrabbondanti, di amore, di dolore, di guerra, con il risultato finale di una pesantezza di piombo e di un mal di testa da sforzo estremo. Ciò non vuol dire che sia un brutto film; è un'opera gigantesca da vedere con spirito paziente, molte ore di sonno alle spalle e abiti comodi, non è un film da scegliere a caso, al posto di un altro, in una rotazione qualunque, è un film la cui visione va pianificata e ottimizzata in modo tale da non sentirsi sfiniti e con i nervi implosi a fine film (sempre se si riesce ad arrivare fino alla fine!). Ammetto di aver fatto molta fatica ad arrivare fino in fondo, di aver lottato con la mia soglia dell'attenzione che minacciava spesso di andarsene a zonzo da qualche altra parte, di aver sentito un sen