I Love Books: 68. Tenera è la notte


A dispetto del suo docile titolo questo romanzo mi ha stesa e l'ho dovuto abbandonare.
Mi è dispiaciuto farlo, ma non avevo scelta; è stato il classico caso di una storia finita pur essendoci ancora l'amore. Infatti io Tenera è la notte l'ho amato, ma poi l'amore è diventato paura e pur volendolo amare ancora, l'ho lasciato per evitare che mi lacerasse i nervi (che per mia natura ultimamente tendono a disfarsi molto facilmente).

Ho avuto la stessa percezione avuta con I racconti dell'età del jazz: grandissima eleganza di scrittura di Fitzgerald, con quelle sue descrizioni e intuizioni verbali belle da far perdere il fiato, ma poco senso del ritmo e una generale incoerenza che a tratti è smarrimento del senso.

Tenera è la notte è l'emblema del dualismo inconciliabile che trovo sempre in Fitzgerald e che è alla base del mio amore-odio nei suoi confronti.
Fitzgerald è di una bravura commovente, toccante, è nato per tenere in mano la penna e trasferire pura bellezza sulla carta, è un selezionatore sopraffino di parole, di aggettivi, ai fini del puro incanto. Espressioni come:
Nel buio ristorante fumoso che odorava di cibi crudi del buffet, scivolò l'abito azzurro di Nicole come un lembo errante del cielo fuori.
o:
Quando si trovò faccia a faccia con lui i loro occhi s'incontrarono e frullarono come le ali di un uccellino.

tanto per citarne un paio fra centinaia, sono andate a toccare e ad esaltare parti emotive di me e ho praticamente sottolineato tutto il libro, come fosse una citazione no-stop.

Eppure ad un certo punto, più o meno al 40% della lettura, è sopraggiunta la stanchezza; ero stanca di aspettare uno straccio, anche un filo di trama, stanca di assecondare il tergiversare evocativo dell'autore, il prolungamento senza sbocco delle sue creazioni d'atmosfera, stanca di non riuscire a seguire il racconto, se mai ce ne fosse uno, e di elemosinare un po' di linearità, di rassicurante unità aristotelica.

Fitzgerald va un po' troppo a zonzo, non spiega, non contestualizza, non aspetta il lettore.
Lo ipnotizza con il suo romanticismo della parola, ma non è altrettanto bravo a raccontargli una vicenda. L'ipnosi si dissolve quando ci si rende conto che ciò che si legge, sebbene elegantissimo, stenta a prendere una direzione.

Alla stanchezza si è via via aggiunta la paura, un senso di minaccia di tragedia incombente, di una depressione generale latente interna al romanzo che sarebbe esplosa e che io non avrei potuto sopportare. In quel poco che ho letto c'era già un carico di tenebre fortissimo, una mancanza di freschezza che sono certa sarebbe divenuta asfissia.

Non mancano ovviamente le feste fitzgeraldiane, le solite belle vite degli anni '20 clamorosamente mondane, la ricchezza, la classe e lo snobismo iconico dei suoi personaggi; si beve, si balla, si flirta con pose hollywoodiane, raramente si lavora o ci si sporca le mani col quotidiano comune.
E non manca la solita angoscia mascherata dai lustrini, il malessere personale che è malessere sociale in un'orgia di benessere, l'elemento più doloroso dei romanzi finto-patinati di Fitzgerald.

Manca invece la costruzione del romanzo, una struttura portante.
Forse se avessi aspettato e fossi arrivata fino alla fine l'avrei trovata o avrei montato i pezzi a posteriori, ma se ciò voleva dire piangere e avvilirmi - e so che questa intuizione è fondata - , allora ho fatto bene a lasciare il libro a metà.
Un giorno, quando sarò più forte, forse lo continuerò e saprò cosa è successo a Dick, a Nicole, a Rosemary e al loro mondo fragilissimo.

Commenti

  1. Io l'ho letto tre volte e posso confermarti che si tratta di un racconto che ti lacera, sfibra il tessuto di te con tutto il dolore che porta. Ma io l'ho trovato bellissimo per questo e anche per la leggerezza strutturale e la parola che nasconde una trama forse non portante com'è per altri scrittori, ma perfetta nella sua fragilità vitrea!
    Spero un giorno lo finirai!

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    1. chissà...Di certo ho scelto il periodo psicofisico sbagliato per leggerlo!

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. grazie mille Oracolo di Zed, mi fa molto piacere leggere questo commento :D

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  4. E lì che mi attende, ma da mesi lo evito perché da un po' sono fragile come un gattino emotivamente e sapendo di cosa parli libro, potrebbe annientarmi e rischierei di abbandonarlo come hai fatto tu... ma Fitzgerald è forse uno degli scrittori più bravi che ho incontrato nella mia vita di lettrice e appena sarò pronta mi immergerò nella sua tenera notte... e sono sicura ci tornerai anche tu! :-)

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    1. anch'io sono un gattino in questo periodo, ti capisco! Se sei così ti consiglio di rimandare la lettura, perché è parecchio triste. Io al momento non posso proprio permettermi di tornarci, ci starei male :(

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