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Visualizzazione dei post da ottobre, 2014

I Love Books: 82. Il commesso

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Quando ripenso a Il commesso (e ci penso spesso pur avendolo finito una settimana fa) mi viene subito in mente questo: delicatezza narrativa, sobrietà che non è mancanza di stile, ma uno stile diverso, di tipo timido e pacifico, di tipo sommesso. La forza nascosta della modestia. Ho amato molto questo libro e mi riesce difficile spiegarne il perché: so solo che mi ha avvolta come in un bozzolo protettivo e consolante, mi ha trasmesso un senso di gentilezza. La storia è essenziale: un negozio di generi alimentari in crisi a New York a causa della concorrenza limitrofa, un negoziante ebreo rassegnato di nome Morris Bober , l'arrivo di Frank Alpine , un aspirante e misterioso commesso che si offre di aiutarlo gratuitamente, il rapporto di costui con il negozio, il negoziante, la moglie del negoziante e soprattutto con Helen , la figlia del negoziante, le conseguenze di tutto ciò. Gli eventi narrati sono minimi, minuti, immersi in una quotidianità tutt'altro che epica

Il mio parere su Tutto può cambiare

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Avere 30 anni e rifugiarsi in un'adolescenza fittizia è sbagliato e ridicolo, ma avere sporadici revival teenageriali e momenti di leggerezza è fondamentale per la propria esistenza e per la propria salute mentale. Tutto può cambiare ( Begin Again , di John Carney , 2013) non è un capolavoro, ma ti concede questo: un paio d'ore di beatitudine, un azzeramento totale dei cattivi pensieri a favore di un rinnovamento totale dell'umore. Mi sono sentita bene dopo aver visto il film, con la testa leggera che fischiettava rilassata e con il corpo sciolto dalle tensioni e predisposto a frivoli balletti domestici. Keira Knightley  dà il meglio di sé in film di questo tipo, dove non è richiesta una serietà drammatica o una responsabilità impegnativa. La sua mimica facciale, quel misto di bellezza iconica e smorfie grottesche (l'enfasi odontoiatrica dei suoi sorrisi mi lascia sempre basita), in questo film funziona bene, è perfetta per il suo personaggio elegante e sca

Il mio parere su Frances Ha

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Delizioso. Uno dei miei nuovi film del cuore. Un po' Girls , un po' Woody Allen , indipendente ma senza pose, newyorkese ma senza megalomania. Un gioiellino leggiadro, autoironico e consolante. Un film che ho amato al primo istante, così vicino alle mie corde esistenziali, anagrafiche ed estetiche da donarmi la pura felicità dell'empatia. Frances Ha è il manifesto scanzonato di una generazione in crisi di ambizioni e collocazione socio-lavorativa che non cede all'autocommiserazione, ma ci balla sopra, celebrando la vita indipendentemente dalla sua riuscita. È   anche un film sull'amicizia al femminile, su quella forma di dipendenza dalla propria migliore amica che è un retaggio adolescenziale e che fatica a diventare autonomia in età giovane-adulta. E poi è un film sulla vita a New York, sul cambiare appartamenti e coinquilini, sulla difficoltà di trovare la propria dimensione, la propria casa, la definizione autentica di se stessi. Il tutto senza un bric

I Love Books: 81. I demoni

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Leggere I demoni è stato sfiancante, ma io Dostoevskij non riesco a mollarlo. Una qualche forza oscura demoniaca (!) mi ha portato fino alla fine di questo libro, facendomi stramazzare sfinita sull'ultima parola dell'ultima pagina. (Che, non a caso, è "cella"). Ho avuto fin da subito come l'impressione che il progetto romanzesco fosse un po' troppo disordinato e in un eccesso di in medias res , come se la narrazione razionale e necessaria all'orientamento del lettore fosse stata sostituita da sprazzi di inquadramento, da approfondimenti (per modo di dire!) en passant e troppo vaghi. Il lettore deve avere la pazienza di aspettare, ma spesso anche la più lunga delle attese non riceve spiegazioni. Credo di aver afferrato qualcosa di simile ad un plot al 95% circa di lettura e di aver capito l'incomprensibile al 99%, ad un passo dalla (tanto agognata) fine. Ho faticato a capire perfino chi fossero i protagonisti e quale fosse la trama, l'

Serie tv mon amour (doppio): Orange is the New Black (stagione 2)/Masters of Sex (stagione 2)

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Ho finito quasi contemporaneamente la seconda stagione di Orange is the new Black  e di Masters of Sex , due serie che si sono riconfermate irrinunciabili nel mio universo di rinuncia alla vita sociale e di mille pilot iniziati e poi dimenticati. OITNB  mi aveva già ammanettato alla  prima stagione , e l'effetto è continuato per tutta la seconda. Di questa serie continuo ad amare l'irriverenza e la maleducazione, il bullismo in chiave femminile, le strategie sociali carcerarie. Se la prima era l'iniziazione di Piper in una gabbia di matte in tuta arancione (o beige) ed era molto pipercentrica, la seconda si allontana un po' dalla bionda protagonista per zoomare sulle vite delle altre detenute, per lo meno di quelle più simboliche e riconoscibili. Fondamentale per le dinamiche di questa stagione è l'arrivo tra le galeotte di Yvonne "Vee" Parker (Lorraine Toussaint), perfida panterona stratega che genererà scontri tra le varie fazioni e loschi affa