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Visualizzazione dei post da febbraio, 2015

Serie tv mon amour: 33. Fargo

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Billy Bob Thornton è diventato il mio Dio personale dopo aver visto Fargo , la sua performance è da Bibbia delle serie tv. Il suo personaggio, Lorne Malvo , è il prototipo perfetto del killer raffinato e dal sadismo esilarante, di quelli che dietro un sorriso garbato, il savoir-faire e una moina nascondono una mitragliatrice carica, di quelli talmente spietati da avere un carisma, una saggezza. La sua cattiveria ha stile, ha classe, ha il fascino letterario di una creatura di Cormac McCarthy . La sua improbabile frangia e il suo cappotto da grande inverno, i suoi travestimenti da prete e poi da dentista, sono già iconografia imperitura per quel che mi riguarda, così come quelle espressioni beffarde a metà tra il sorriso bonario e il ghigno malefico, tra l'arguzia raffinata e la follia totale. Un personaggio peculiare e di grande impatto proprio come la serie stessa (concepita per essere antologica e quindi conclusa ad ogni stagione), un'esperienza che difficilmente si

I Love Books: 88. Storia del nuovo cognome (L'amica geniale - volume secondo)

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( Post privo di spoiler nel rispetto sacro di chi non è ancora arrivato al secondo volume). Continua senza perdere un briciolo di appeal e di capacità di incantare la storia di Elena e Lila , storia di amicizia e di inimicizia, di fughe e di ritorni, di progressi e di regressi. Le piccole donne crescono (il riferimento alla Alcott non è casuale): dopo la focalizzazione sull'infanzia e l'adolescenza delle due protagoniste nel primo volume , la Ferrante ci prende per mano e ci racconta la loro giovinezza, la costruzione e la decostruzione di una nuova fase delle loro vite, le nuove spinte centrifughe o centripete rispetto al rione, rispetto a loro stesse. La perfezione, l'arte sublime del narrare, la forza evocativa della sua scrittura rimangono immutate. Così come l'aura di opera destinata a rimane nella Storia della letteratura che pervade questa serie di romanzi. La bulimia di lettura rimane famelica e bisogna porsi un freno per non spazzolarsi il lauto p

Il mio parere su Birdman

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Logorroico, ipercinetico, irrequieto, nevrotico, sovraccarico, surreale. La lista di aggettivi dai connotati forti che fa venire in mente Birdman  è lunga e ininterrotta come i suoi piani sequenza. I film di   Iñárritu   hanno sempre pesato come un macigno sul mio cuore, mi hanno straziato con la loro coralità sempre all'insegna di un dolore onnicomprensivo e di un'esasperazione della disperazione. Proprio per questo Birdman  mi si è offerto come una sorpresa, coma l'imprevedibile virtù di un regista sempre orientato al tragico che si cimenta con un film comico, beffardo, che ti strappa risate amare e che ti fa venire in mente non  Iñárritu , ma Altman . Il protagonista di questa straripante sorpresa è Riggan Thompson ( Michael Keaton ), attore famosissimo negli anni '90 per aver interpretato il supereroe Birdman e oggi in totale declino, che cerca di risollevare le sue sorti portando in scena a teatro il Raymond Carver di Di cosa parliamo quando parliamo d&#

Il mio parere su La teoria del tutto

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Per una serie di coincidenze e similitudini quest'anno sembra inevitabile parlare in tandem di The Imitation Game  e di La teoria del tutto . Chi vede il primo lo confronta con l'altro e viceversa, la tendenza al binomio è spontanea. Anch'io sento questo irresistibile impulso all'accostamento e alla graduatoria e dico che La teoria del tutto  ( The Theory of Everything , di James Marsh , 2014) mi è piaciuto molto di più di The Imitation Game . Non è un capolavoro, ma è sicuramente un buon lavoro, la prova che si può fare cinema con garbo anche su tematiche e personaggi intoccabili, e che si possono tenere a freno la compassione e la pennellata patetica senza scadere nella freddezza o nello snobismo. In effetti La teoria del tutto punta molto al cuore dello spettatore e vuole deliberatamente pizzicare le sue corde emotive, ma la sua inglesità, la sua sobria eleganza evitano la caduta rovinosa nel melodramma popolare. Entrambi i film hanno un tipo di costruzion

Il mio parere su Due giorni, una notte

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Ci sono film la cui forza risiede nella recitazione, doni di performance fatti di questo e poco altro. Due giorni, una notte   ( Deux jours, une nuit , di Jean-Pierre e Luc Dardenne , 2014) è esattamente questo tipo di film, è Marion Cotillard , ed è in virtù di questa interpretazione che diventa un bellissimo film. Effetto miracoloso perché è un film scarno e minimalista, in pieno cinema sociale dei fratelli Dardenne , uno stile di regia che non ha mai fatto presa su di me e che trovo spesso noioso, appesantito dalla mancanza, ingrigito dal verismo. Ma Marion arriva, con i suoi grandi occhi depressi e il suo corpo teso, con una capacità di immedesimazione totale nella persona del suo personaggio, e rende il film uno spettacolo di realismo emotivo, un toccante documento di verità. Io le ho già dato il mio personale Oscar come miglior attrice protagonista nel caso non dovesse vincerlo nella realtà (probabilmente glielo ruberà Julianne Moore ). La normalizzazione che Marion

I Love Books: 87. L'amica geniale

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Affabulare. O anche attanagliare. Questo è quello che sa fare prodigiosamente Elena Ferrante , chiunque lei sia. Questo è l'incantesimo a cui stiamo felicemente soccombendo in Italia e perfino oltreoceano con L'amica geniale , il perché (uno dei tanti) ci sentiamo in preda all'incanto mentre leggiamo. L'intreccio di questa storia è affabulatorio e attanagliante in maniera straordinaria, è un dono di purissima e altruistica narrazione, una narrazione "facile", ma anche elegante, estremamente scorrevole, ma anche ricca, dal piglio facilmente commerciabile, ma con uno spessore da opera importante. Mi è sembrato un romanzo popolare e geniale insieme, affabile e di grande pregio letterario. Leggo poco gli autori italiani, è questa la mia più ostinata e pregiudiziale forma di snobismo letterario (o di ignoranza) e me ne rammarico, ma c'è una parte ulissiaca di me che talvolta (sebbene di rado) cede alle sirene dei fenomeni editoriali, anche quelli