I Love Books: 122. Purity




Scrivere di un romanzo di Jonathan Franzen mi mette sempre in soggezione, la maledettissima potenza della sua arte, della sua padronanza totale, fa tremare le mani e le idee, vorresti dire così tante cose, vorresti buttare giù un saggio, creare mappe concettuali e analizzare, ma poi pensi che sarebbe una noia e lasci perdere e dici solo un paio di cose, la solita necessaria propagazione di entusiasmo.
L'entusiasmo non è noioso (entro certi limiti s'intende!).

Due cose su Purity dunque:

1) è bellissimo.
2) è bellissimo.

Superlativo al quadrato, bomba di letteratura ambiziosa, polifonica, carica di storie centrifughe che pian piano convergono al centro, di personaggi lavorati col cesello, vibranti, di vita, di vissuto, di crisi, di paure, di sesso, di amore, di voragini che riguardano tutti noi, umanità difficile e in moto emotivo perpetuo.

Bellissimo, dicevo, a patto ovviamente che piaccia Franzen e il suo mettere in ballo disordini esistenziali, trame che vanno avanti e indietro, moltiplicano e dilatano il plot, e sopra ogni cosa problemi, instabilità, fratture scomposte in più punti, dolore, soluzioni non a portata di mano, malesseri estremi, estremi rimedi, conflitti, una continua panoramica di conflitti umani.
Madre-figlia, madre-figlio, marito-moglie, amante-amante e così via, in un eterno battersi.

In Purity c'è tutto questo, il classico materiale franzeniano, è c'è anche un continuo riferirsi alla contemporaneità, ai media, ad ideologie e credo estremi, progetti vasti come il mondo e rivolti al mondo, in un continuo scontro tra segreti e rivelazioni, tra zone d'ombra e necessità, o casualità, di illuminazione, tra i nascondigli impuri e la purezza accecante della verità.

Quando leggo Franzen mi viene in mente quasi sempre Philip Roth, comune è la predisposizione a scrivere di implosioni/esplosioni famigliari, di celebrare le crisi, di analizzare i rapporti e gli effetti nel tempo che essi hanno. Anche stavolta il Roth-pensiero è venuto a farmi visita. Familiare come un vento di cui si conosce il soffio violento.

Ma, per la prima volta, mi è venuta in mente anche Alice Munro, soprattutto per quel tipo di donna complessa dal passato complesso e dal presente ferito, vittima di qualcuno, colpevole per qualcun altro. Anabel (il personaggio che mi ha colpito con più forza) potrebbe essere una donna del mondo della Munro. Forse anche la stessa Purity.

E poi mi è capitato di nuovo quello che è già successo in passato: ho provato una fervida antipatia verso quasi tutti i personaggi di Purity, come ho provato antipatia per i personaggi dei romanzi precedenti. In questo nuovo romanzo forse più che mai perché sono tutti iperbolici, esasperati, esasperanti. Andreas Wolf mi ha fatto insorgere istinti omicidi, sappiatelo.

Amo Franzen, ma le sue creature per me sono ingestibili e talmente problematiche da sfociare nel terreno del fastidio.

Attenzione, non è una nota di demerito o una riserva verso Franzen, non-sia-mai!
Amo così tanto la vita a cui dà vita scrivendo che finisco con il provare sentimenti concreti ed empatie-simpatie-antipatie a più livelli, reali da far paura.

La sua letteratura è il rituale del trovarsi nelle pagine, del perdersi e del mettersi a fuoco, è meglio della psicoanalisi, è proprio psicoanalisi, è ogni volta un dono e un meraviglioso, miracoloso fastidio.

Ed ecco, in breve, chi sono questi personaggi-bomba:

Purity, quella del titolo, detta Pip come il Pip di Grandi speranze di Dickens, ha grandi speranze di scoprire chi è suo padre e di capire perché sua madre non vuole dirle nulla sul suo passato.
Squattrinata, incasinata, in costante ricerca, Pip è parte di una verità più grande di lei.

Poi c'è Andreas Wolf, passato e presente, Repubblica Democratica Tedesca e Bolivia, persona che dire moralmente complicata è dire poco, leaker di fama internazionale, leader del Sunlight Project, carisma ipnotico, personalità enorme. Incontrarlo vuol dire cambiare per sempre.

Anabel, categoria "donne irrealistiche", parole chiave "tristezza e assolutismo morale", sparizione e negazione le sue strategie di attacco e difesa. L'ho amata così tanto nonostante tutto.

E poi ci sono Anagret, Leila, Tom, tutti legati da un filo, in rotta di collisione l'uno con l'altro, parte di un'unica articolatissima verità.

Rispetto ai due romanzi precedenti, Purity mi è sembrato nell'insieme un po' più lieve, più autoironico e meno orientato alla tragedia greca.
Non c'è una storia più facile, al contrario i personaggi sono incastrati in sindromi e sintomi vari, hanno vite cariche di non detto o di detto tardi, sono legati l'uno all'altro in un inconsapevole gioco di dolorose influenze a lunga percorrenza, nel complesso però c'è un respiro di speranza, di giovinezza e di possibilità meno annientante rispetto a quello che lasciano dentro Le correzioni e Libertà.
Ad ogni modo, qualsiasi cosa scriva questo autore per me ha a che fare con il Verbo, è logos che ti plasma mentre leggi, è la Vita, che conosci bene e di cui non sai nulla.
Leggerlo fa male e fa bene.

E ora do la parola a Jonathan Franzen, in un arduo processo di selezione di citazioni che ho appena portato a termine così:

Distinzione a cui da oggi in poi penserò sempre:
La sua vita con Tom era strana, mal definita e permanentemente temporanea, ma proprio per questo era una vita di vero amore, perché liberamente scelta ogni giorno, ogni ora. Le ricordava una distinzione che aveva imparato da piccola, a catechismo. I loro erano stati due matrimoni da Antico testamento, per lei perché doveva onorare il patto con Charles, per Tom perché temeva la collera e il giudizio di Anabel. Nel Nuovo testamento, le uniche cose che importavano erano l'amore e il libero arbitrio.
 Questa mi ha dato i brividi:
Non parlatemi di odio se non siete stati sposati. Solo l'amore, solo una lunga storia di empatia, identificazione e compassione, possono radicare un'altra persona nel vostro cuore così in profondità da non permettervi più di sfuggire al vostro odio per lei; soprattutto quando ciò che odiate di più è la sua capacità di farsi ferire da voi. L'amore persiste, e l'odio insieme a lui. Neppure odiare il proprio cuore può dare sollievo. 

Delle incantevoli pennellate atmosferiche non le mettiamo?
La luna piena stava tramontando a ovest, un mero disco bianco, il suo potere luminoso sconfitto dal mattino.
La nebbia si riversava giù dalle colline di San Francisco come un liquido, e quasi lo era.[...] Era una tristezza temporanea, ancora più bella per il fatto di essere triste, ancora più preziosa per il fatto di essere temporanea. Era la lenta canzone in tonalità minore che veniva scacciata dal rock and roll del sole.

E riflessioni così?
Sua madre aveva avuto bisogno di dare e ricevere amore. Per questo aveva avuto Pip. Era così mostruoso? Non era invece un miracolo di ingegnosità?

 Andate a sporcarvi, a purificarvi, andate a leggerlo, presto!

Commenti

  1. è un libro che mi ispira un sacco proprio...
    ne ho letto una serie indicibile di recensioni e non ce n'è stata una che non sia stata entusiasta

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    1. Se ami Franzen e sai a cosa vai incontro leggendolo, te lo stra-consiglio, è tanta tanta roba ;)

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  2. Di Franzen ho letto "Libertà" (ho recuperato ora il tuo parere) e mi aveva lasciato interdetto: ho amato molto il messaggio che voleva dare, ma mi è sembrato che l'autore si compiaccia un po' troppo delle sfighe dei protagonisti.
    Sicuramente, mi ha fatto capire però che Franzen è uno che sa scrivere. Eccome!
    Questo lo voglio leggere, va non prima di aver recuperato "Le correzioni".

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    1. Ecco, Le correzioni per me è il più doloroso e a tratti indigesto, ma stiamo parlando di Franzen e quando uno scrive così dannatamente bene non si può più dire nulla. Buon recupero, buone letture :D

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  3. Tanti anni fa, lessi Le correzioni. Lo divorai. Lo sto rileggendo in questi giorni dopo averlo proposto come lettura del mese in un gruppo di lettura piuttosto eterogeneo. Cosa ne penserà il pensionato settantenne, prof. d'italiano che "per carità!, geni della narrativa contemporanea americana NON esistono!".
    Ho quasi paura.

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