I Love Books: 124. Lamento di Portnoy


Di Philip Roth non ne ho mai abbastanza. Mi sento ripiena di rigurgiti di intolleranza, rabbia e passione da tragedia greca dopo ogni suo libro, sento la mia mente provocata e pungolata fino allo stress, eppure trascorso l'intervallo di qualche altra lettura di ben altro genere (bisogna nutrirsi di un po' di tutto in letteratura), ritorno a scegliere lui.

Lamento di Portnoy lo attendevo da tempo ed è stato esattamente come lo immaginavo: un concentrato del Roth più irriverente, audace, a tratti depravato.

Il manifesto sboccatissimo di uomo in analisi che nel rievocare il passato e nel raccontarsi senza filtri, vomita sul lettore una valanga di problemi, di perversioni, di situazioni tragicomiche.
Sesso, ebraismo, famiglia, conflitti genitori-figli, solite eterne questioni enormemente irrisolte in Roth.

Di base non sono una puritana e non mi sconvolge il turpiloquio, eppure stavolta ho sentito il mio senso del pudore bendarsi gli occhi e tapparsi le orecchie di fronte a tutto quel parlare di seghe, penetrazioni ed eiaculazioni sfuggite al controllo della voce narrante.
Questa giostra esistenziale a sfondo ampiamente sessuale e assolutamente priva di lirismo, alla lunga mi ha infastidito e non perché ho una pruderie vittoriana, ma perché mi è sembrato tutto una ripetizione e una coazione a ripetere. La stessa solfa ninfomane declinata in tutte le forme e a tutte le età.

Già, forse per la prima volta mi sono un po' stancata di Roth, o forse per la prima volta non l'ho riconosciuto o l'ho riconosciuto in maniera diversa dal solito.

Questo Roth così osceno è una versione esasperata e monotematica del Roth certamente fissato col sesso e l'ebraismo che ho già letto, ma anche travolgente e profondo come pochi, quel Roth grande sobillatore dell'animo umano, l'anti-pastorale per eccellenza.

L'Alex Portnoy che dà il titolo al romanzo, mi è alla fine sembrato patetico, un segaiolo ninfomane col complesso d'Edipo e altri mille complessi per lo più di derivazione ebraica che si lamenta, si mette a nudo fino alla perdita di contegno.

Esasperante, ma anche esilarante.

Certamente un personaggio indimenticabile, nel bene e nel male.

Certamente una veduta necessaria nel vasto panorama della produzione rothiana (che piano piano farò tutta mia), un'opera estrema per forma e contenuto che si deve assolutamente leggere.

Si tira spesso in ballo il mio grande amore Woody Allen quando si parla di Lamento di Portnoy, le tematiche care a Roth sono difatti simili a quelle che Allen trasforma in cinema da anni, ma la leggerezza di Allen, quel suo riderci su, quel suo rispondere ai problemi con la goffaggine, in questo romanzo non c'è a mio parere.
Siamo più sull'autocompiacimento tragico, sull'esplosione seminale, mentale, psichica di un individuo seriamente compromesso.

Le occasioni per ridere però non mancano:
Come riescono ad essere disgustosi gli esseri umani! Io disprezzo gli ebrei per la loro ristrettezza mentale, per l'ostentazione della loro rettitudine, per l'incredibile, bizzarra pretesa di quei trogloditi dei miei genitori e parenti di essere qualcosa di superiore...ma quando si tratta di pacchianeria e ostentazione, di credenze che farebbero vergognare persino un gorilla, è praticamente impossibile raggiungere i livelli dei goym. Che razza di rincoglioniti da quattro soldi sono costoro per adorare un tizio che, primo, non è mai esistito e, secondo, se è esistito, a giudicare da quel quadro era senza dubbio La Checca della Palestina.
Basta con Dio e tutta questa spazzatura! Abbasso la religione e l'umana umiliazione! Viva il socialismo e la dignità dell'uomo!
E certe descrizioni dei suoi genitori così integralmente ebrei e mediocri, così colpevoli nell'aver condizionato il figlio sono grandiose:
Sensi di colpa, paure, terrore fin dentro le ossa! Esisteva nel loro mondo qualcosa, che non fosse carico di pericoli, grondante di germi, gravido di minacce? Oh, dov'era l'entusiasmo, dov'erano l'audacia e il coraggio? Chi instillava in questi miei genitori un tale senso terroristico della vita?
E poi certe dichiarazioni disperate che sembrano ironiche ma sono serissime:
L'Edipo re è la tragedia più orrenda e seria nella storia della letteratura: non è una gag!
Un romanzo satirico, il più beffardo e cinico di Roth (fra quelli letti finora), il più problematicamente yiddish, il più sfrenato, il più ossessionato e maniacale, certamente il più tragicamente divertente.

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