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Visualizzazione dei post da settembre, 2016

I Love Books: 128. I Buddenbrook

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Potente, funesta, simbolica come un tragedia greca, questa saga familiare è una delle cose più belle mai lette, una storia di ascesa e caduta, di essenza borghese e di psicologie complesse. I Buddenbrook di Thomas Mann si ergono fieri e solidi e sono sempre in bilico fra l'Olimpo e gli Inferi, tra l'oro e la cenere, in lento, ineluttabile, silente declino. Sono a più dimensioni, a più livelli, plastici, vividi, fisicamente tangibili. L'impatto con le pagine è un'onda d'urto senza fine per chi legge: letteratura-epifania, per me è stato così. Più di 700 pagine di cene esibite con classe, di affari economico-sentimentali, di morti, di nascite, di matrimoni, di separazioni, di malattie, di guadagni e perdite. La devozione al lavoro della più autentica borghesia mercantile anseatica, le conseguenze di tale disciplina. Le alterne vicende di quattro generazioni ancorate a valori solidi e via via sempre più disancorati. Dal 1835 al 1877, dal culmine alla decaden

Il mio parere su Alla ricerca di Dory

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Andrew Stanton ( Alla ricerca di Nemo ,  WALL•E )   si tuffa di nuovo nell'oceano - lo stesso che gli valse un Oscar 13 anni fa - e ci fa nuotare ancora una volta con  Nemo , Marlin e soprattutto  Dory. In fondo al mar le cose continuano ad essere animate, di un'animazione un po' più debole, ma pur sempre piacevole. Alla ricerca di Dory è un film buono come il pane, di una bontà incontaminata, e forse per questo, da una prospettiva adulta, un tantino lezioso. È gradevole  come tutti i Disney-Pixar , ma orientato ai più piccoli e alle loro famiglie: stavolta è tutto molto basic, docile e buonista, più Disney e meno Pixar . Tutti questi pescetti colorati della barriera corallina, tra profondità oceaniche e avventurose risalite sulla terraferma californiana, offrono allo spettatore piccino una girandola multicromatica senza posa, quel tipo di dinamismo dedicato specialmente all'incanto dell'infanzia. Il plot invece è semplice, forse troppo: c'è la c

Serie tv mon amour: 37. Stranger Things

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Sono nata nel 1984 , come Matt e Ross Duffer , i gemelli che hanno ideato, scritto e diretto con somma genialità  Stranger Things . Che macchina del tempo commovente ed esaltante sia stata questa serie per me è difficile dirlo. Il mio senso di gratitudine è enorme, mi sento citata e tirata in ballo in prima persona, un'ondata di fierezza generazionale mi assale e mi gratifica. Qualcuno provveda a santificare i Duffer brothers subito. E anche  Netflix come piattaforma di preziosi regali in streaming. L'hanno detto tutti, è scritto dovunque, ma io lo dirò lo stesso perché voglio incanalare il mio entusiasmo in qualche modo:  Stranger Things è un atto di amore, una dedica continua al nostro immaginario e a tutto ciò che negli anni '80 l'ha forgiato, tutta quella musica, quel cinema, quel vestiario che oggi ci fa commuovere, imbarazzare, divertire come in una caccia al tesoro nei ricordi. L'omaggio alla nostra infanzia è totale. Se si guarda questa serie in

I Love Books: 127. Il tempo dell'attesa - La saga dei Cazalet (secondo volume)

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Continua senza fretta, con un senso pervasivo di stasi, con distacco dagli accadimenti grandi e con indugio su quelli piccoli, anche minimi, la saga dei Cazalet di Elizabeth Jane Howard . Confermato con questo secondo volume il mio amore pieno per il microcosmo Cazalet  e per la delicata scrittura della Howard. Il tempo dell'attesa ha nel titolo la sua esatta portata: tutto è messo in standby dalla seconda guerra mondiale, tutti i personaggi sono come "color che son sospesi", in un limbo storico e personale dove l'unica cosa che si può fare è ingannare l'attesa, tentare di smuovere l'immobilità in qualche piccolo modo domestico, svolgere mansioni, leggere, mangiare, andare a fare compere a Londra, provare comunque a far progredire le proprie ambizioni o a confermare le proprie inclinazioni. Tutto è fermo, ma la sensazione che si ha leggendo è quella di una preparazione, di una di quelle fasi della vita in cui ci si interroga, ci si predispone a

I Love Books: 126. Lezioni americane

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Farsi raccontare delle cose da Calvino è sempre un abbandonarsi all'incanto, anche se quello stesso Calvino che ci ha inventato città invisibili, antenati molto speciali e mille altre dimensioni cosmiche e comiche di struggente fantasia, sale in cattedra e si dà alla conferenza, almeno nelle intenzioni, se la vita non l'avesse abbandonato proprio in quel frangente. Queste cinque lezioni (più una incompleta), che hanno l'estensione del micro, ma la portata del macro, che planano sui nodi focali della scrittura senza perdere d'occhio la prospettiva, l'aderenza alla propria epoca, sono tutte preziose e delicate, sono brevi eppure vaste, ricche di richiami, di spunti, di suggestioni tridimensionali. "Sei proposte per il prossimo millennio", valide in qualsiasi millennio. Un testo che si presta a sottolineature selvagge, all'accumulo di post-it e segnali vari sulla molteplicità di materiale offerto. La ricchezza di questo esile libro è infinita, p